La Storia

All’inizio della seconda metà dell’Ottocento anche Lodi accentuò la partecipazione al movimento risorgimentale costituendo nuovi sodalizi con dichiarati scopi patriottici e paramilitari. Così, rispondendo concretamente alla propaganda che andava svolgendo il generale Giuseppe Garibaldi “per un addestramento volontario dei cittadini al maneggio delle armi”, sorse in città un’associazione di Tiro al bersaglio. A tale scopo venne costruito un Poligono per le esercitazioni “locato in confine con la via Serravalle (l’attuale via San Giacomo) in senso parallelo al Borgo Adda da cui era diviso dalle vecchie mura cittadine”. L’impianto venne inaugurato il 26 marzo 1862 dallo stesso generale Garibaldi durante una solenne cerimonia, organizzata per l’occasione ed arricchita dai discorsi di Antonio Scotti e dal sindaco di Lodi Giovanni Maria Zanoncelli, cioè da coloro che erano stati fra i principali patrocinatori e sostenitori dell’iniziativa. Dello storico avvenimento rimane ancora oggi memoria in una lapide murata sulla Loggia del Municipio.

L’attività dell’associazione ebbe, fin dai primi tempi, notevole successo tanto che dall’8 al 10 settembre 1864 il Poligono lodigiano venne scelto come sede per la seconda e prestigiosa edizione del Tiro Provinciale di Milano. Tuttavia sarà necessario attendere ancora un biennio per vedere la costituzione ufficiale della Società del Tiro a Segno di Lodi.

Agli inizi degli anni Ottanta cominciarono a sorgere in italia le prime associazioni aventi scopi prettamente sportivi mentre quelle di Tiro al bersaglio esistenti, una volta inquadrate nel “Tiro a segno Nazionale” (istituito con la Legge del 2 luglio 1882), completarono i “loro programmi di addestramento con l’organizzazione di gare sociali e nazionali alle quali gli iscritti partecipavano con alto spirito agonistico”. Questa fu anche la sorte dell’istituzione lodigiana che, iniziate le pratiche nel 1883, ottenne dalla prefettura di Milano, nella primavera dell’anno dopo, l’autorizzazione a costituire una Sezione Mandamentale del Tiro a Segno Nazionale, ente che avrebbe dato uno stato giuridico riconosciuto alla società privata operante da oltre un ventennio. Gli “iscritti hanno ormai raggiunto il numero di duecento – scriveva all’epoca il settimanale lodigiano Corriere dell’Adda – ed è ormai cosa fatta, spetta adesso a coloro che saranno chiamati alla direzione della Società di procurare, con ogni sforzo, di mantener desto l’interesse dei tiratori col promuovere delle gare che serviranno a dissipare quel po’ di noia inevitabile nel corso dell’istruzione pratica”.

Il primo presidente del Consiglio direttivo della neonata Sezione di Lodi fu Luigi Lenta – stimato notaio lodigiano – che tenne la carica per molto tempo e venne poi sostituito dal colonnello Ercolano Gariboldi; consiglieri di questi anni furono Luigi Cingia, Egisto Riboni, Elpidio Bergamaschi e Angelo Magnani mentre le funzioni di segretario vennero svolte rispettivamente da Luigi Bianchi e Baldassare Cremonesi.

Successivamente, quasi certamente verso la fine dell’Ottocento, il Poligono fu trasferito sulla riva destra del fiume Adda “dove venne approntato uno specifico Chalet per i tiratori”, costruito in un luogo che sarà in seguito chiamato il Capanno.

Negli anni compresi fra il 1886 ed il 1921, seppur fra alterne vicende, l’attività sociale promossa dalla Sezione lodigiana della Società Mandamentale di Tiro a Segno Nazionale procedette regolarmente mentre quella legata alle attività di un certo rilievo risultò notevole: furono infatti ben 25 le gare agonistiche disputate nella categoria “fucile da guerra” e 14 quelle della sezione “pistola”. Per quanto concerne la prima categoria Riccardo Barbetta si aggiudicò 11 vittorie, seguito da Saverio Zanoncelli e Angelo Bulloni con 3 successi, da Enrico Migliarini con 2 e dai soci Edgardo Gariboldi, Angelo Ganzinelli, Enrico Mella, Attilio Bazzigaluppi ed il codognese Attilio Cassoni (l’unico non lodigiano premiato in questi anni) con una sola vittoria. Anche nella seconda categoria, quella della “pistola”, trionfò ancora Riccardo Barbetta vincitore di ben 10 competizioni e lasciando una vittoria ciascuno a Luigi Peviani, Antonio Lombardo, Angelo Bulloni ed Enrico Migliarini. Degna di nota, proprio per la sua particolarità, la gara di Tiro al tacchino (ovviamente dipinto sopra una sagoma di legno) effettuata col “fucile Wetterly a metri 200 e 300 di distanza” e disputata il 15 novembre 1891.

Già nei primi anni del Novecento però lo Chalet del Capanno cominciava ad essere scomodo, troppo piccolo per una Società in continua crescita ed il “vecchio campo da tiro, soggetto a periodiche corrosioni del fiume Adda”, diventava difficile da gestire. Così il Consiglio direttivo della Sezione, guidato da Luigi Fiorini e coadiuvato dal vicepresidente Riccardo Barbetta, promosse, iniziò e concluse le pratiche (individuazione del luogo e reperimento delle risorse necessarie) per la costruzione di una nuova sede. Quest’ultima, realizzata in muratura alla località Concoreggia fin dal 1915, venne ufficialmente inaugurata solo il 15 ottobre 1922. L’iniziativa “riuscì imponente e ricca di pubblico” sia perché durante la cerimonia venne “scoperta una lapide in ricordo dei soci caduti nella Prima guerra mondiale (ancora oggi visibile all’ingresso della sede sociale), sia per la “Grande Gara Circondariale alla quale parteciparono un centinaio di tiratori provenienti da ogni dove”.

Fra il 1944 ed il 1945, purtroppo, “lo spiazzo erboso del Poligono fu anche muto testimone di alcune esecuzioni compiute dai militi della Guardia Nazionale Repubblicana di Lodi che aveva ormai perso ogni rispetto per la vita umana”: il 22 agosto 1944 vennero torturati ed uccisi Oreste Garati, Franco Moretti, Ettore Maddè, Lodovico Guarnieri e Giancarlo Sabbioni; all’alba del 31 dicembre dello stesso anno caddero, colpiti a morte, Ferdinando Zaninelli, Giuseppe Frigoli, Pietro Biancardi, Paolo Sighi ed Antonio D’Arco; ed ancora l’8 marzo 1945 pure Rosolino Ferrari. Anche questi tragici fatti sono ricordati da una lapide posta nell’androne delle sede della Società.

Dopo la Seconda guerra mondiale il Poligono venne completamente ristrutturato. L’attività di addestramento e le competizioni sportive continueranno, anche se con alterna fortuna, ininterrottamente fino ai giorni nostri e, a coronamento di una “attività sociale che aveva puntato soprattutto sui giovani”, giungeranno nuovi successi: Osvaldo Ossola (competitore “in pistola automatica” nel 1974), Massimo Di Lauro (“in carabina ad aria compressa” nel 1977), Marco Rimoldi (“in carabina standard 3 posizioni” nel 1978) e Maurizio Lupi (“in carabina ad aria compressa – ragazzi” nel 1980) saranno infatti tutti campioni italiani.

Dall’inizio della seconda metà del Novecento la presidenza della Sezione era stata assunta da Giampiero Poggio, seguito nel 1972 da Arnaldo Fraschini, nel 1989 da Vittorio Maggi ed infine, dall’agosto del 2004 da Luigi Felloni.

Anche in quest’ultimo periodo di attività sociale la Sezione di Lodi del Tiro a Segno Nazionale di via Martiri del Poligono, n. 4, che attualmente conta più di 1000 iscritti provenienti da tutto il Lodigiano, dal Sud Milano, dalla Provincia di Cremona e suddivisi fra soci frequentatori (gli appassionati del tiro) e soci d’obbligo (cioè tutti coloro che prestano servizio armato presso enti ed istituti di vigilanza), ha ottenuto altri e prestigiosi riconoscimenti: un Diploma di benemerenza con relativa medaglia d’argento nel 1966, un nuovo Diploma di benemerenza civica (conferito dal Comune di Lodi) ed una Stella di bronzo al merito sportivo (dal CONI) nel 1982, un Attestato ed una medaglia d’oro (dal Gruppo Lodigiano Pionieri e Veterani dello Sport) nel 1996, ed una nuova Stella d’argento al merito sportivo nel 2000.
Questo testo, in origine a firma di Angelo Stroppa, è stato tratto e soggetto a piccole modifiche, dal numero 11 dell’anno 2004 del periodico “Magazine Bipielle” della Banca Popolare di Lodi, alla quale vanno i nostri sentiti ringraziamenti.